La Galleria Chiari inaugura i propri spazi celebrando Alberto Sughi dopo il grande successo ottenuto dalla vasta esposizione antologica che si è appena conclusa nelle sale del Vittoriano a Roma e che lo ha consacrato come uno dei protagonisti dell'arte italiana del secondo Novecento.
Che in Sughi vi sia stata un'adesione iniziale ad un realismo di stampo sociale è fuori discussione.
Basta osservare i suoi primi approcci al disegno per capirne immediatamente il marchio.
Ma subito nell'approccio al dipingere la direzione intrapresa da Sughi è verso una dimensione, diciamo così, visionaria, metafisica, surrealista.
Basta rileggere oggi, col senno del poi, quanto già scritto tra il 1956 e il 1957 da Del Guercio, Venturosi o Micacchi per capire quanto stretta stesse applicata a Sughi la definizione di "realista"... per dimostrare, senza definirla compiutamente tale, l'assoluta "visionarietà onirica" di Sughi: i riferimenti ad una certa pittura, da Arnold Böcklin e Max Klinger a Franz Radziwill e René Magritte, e, soprattutto, al cinema dal "tempo sospeso", del "non evento" e del "non racconto" di Michelangelo Antonioni e delle "mitologie oniriche" del conterraneo Federico Fellini segnano confini pertinenti all'opera di Sughi e, soprattutto, lo allontanano definitivamente da qualunque reismo, sia esso sociale, esistenziale e quant'altro." scrive Alberto Agazzani, curatore della mostra nel saggio di apertura del catalogo e continua ".Nel suo più recente, ricco dialogo con Sergio Zavoli, il pittore sottolinea con chiarezza la sua scelta di percorrere le vie dell'arte da solo, lontano da compromessi e classificazioni, seguendo più l'istinto, l'emozione, l'esigenza espressiva che non la critica o l'ideologica. Ne esce un ritratto nuovamente illuminate, di un artista profondo, dall'umanità sensibilissima e profondamente calato nel suo tempo. Un artista che non s'illude, che anzi guarda in faccia la realtà e affronta senza timori la vera essenza della crisi che ha investito la società e l'arte dell'ultimo mezzo secolo." Alberto Sughi riguardo la propria pittura afferma: "Oltre ogni filologismo, ma solo per offrire qualche aiuto a chi mi chiedesse un consiglio per guardare in modo corretto un mio quadro, suggerirei di avere lo stesso atteggiamento di pazienza e di attesa che abbiamo quando si entra in sala a proiezione già cominciata; guardare le prime sequenze di una storia che ancora non conosciamo; cercare di capire qualcosa dell'ambientazione, oppure dei personaggi che compaiono sullo schermo senza sapere se sono gli interpreti principali o di secondo piano nella storia del film; non sapere nemmeno se siamo all'inizio o verso la fine. E' come nella vita, dove ognuno di noi entra a spettacolo già iniziato. Senza fretta, nel tempo che ci è messo a disposizione, finiremo per conoscere dove siamo".