Alberto Sughi: Percorsi

Sottopassaggio


Alberto Sughi, Sottopassaggio, 1957

 

“Nei dipinti degli anni precedenti il pittore di Cesena ( non ancora trentenne) aveva dato già la prova della sua forte personalità; ma la tematica di Sughi rimaneva in diverse opere legata a una soggezione di classe, le sue evocazioni di poveri in attesa della visita in ambulatori abbagliati di luci verdine, risultavano troppo liriche per essere accettate come 'denunce', e troppo 'polemiche' per essere soltanto immagini di pittura. Un che di dolce e di sfuocato, quasi l'idea di una 'bella pittura' si sovrapponeva al segno crudo e irrequieto dei contorni, cercava l'evasione. E i moduli dei Macchiaioli, dei realisti francesi della prima metà dell'Ottocento apparivano piuttosto un compunto ricordo di Museo. Ma sul finire degli anni ‘50 Alberto Sughi ha vinto d'impeto la sua prima e felice battaglia: i suoi personaggi che non stanno più in scena, non oscillano più tra il Museo e l'aneddoto e si presentano in tutta la loro umanità di ascoltatori, di anticameristi, di visitatori, di svogliati commensali alla tavola calda. Solo un ricordo, assai castigato del resto, come si vedrà di quella vuotezza traslucida di biacche, a far luci gelate dentro ambienti 'naturalistici', solo un'ombra di quelle positure assorte nella 'magia' del silenzio. Si guardi, ad esempio, come nella semplifica­zione delle gamme pittoriche, nella magrezza degli impasti, il pittore sia riuscito a dare il senso di una luce artificiale cosi' pungente e disperata, così estranea eppure presente al 'passaggio' della folla, al suo trascorrere - si direbbe dentro la nostra 'civiltà'- nel quadro che porta il titolo 'Sottopassaggio'."

Marcello Venturoli in "Paese Sera" (7 aprile 1957)

 

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