Alberto Sughi ha fatto sempre discutere: fin dagli anni Cinquanta è stato amato, detestato, santificato, si fa per dire, e dissacrato senza mezzi termini. Gli altri, a pochi passi dalla sua Cesena, dove è nato nel 1928, dipingevano informale sotto l' ala protettrice di Francesco Arcangeli: da Mandelli a Vacchi, a Mattia Moreni. I colori di cui tutti si servivano erano da brividi: verdi e gialli e rossi succulenti, che ancora adesso profumano d' olio e trementina. Anche la tavolozza di Sughi era tale da trasmettere brividi e turbamenti. Ma lui era un realista, un «superato», però diverso, eretico; la sua tavolozza era già virata sugli aranci «stentati», sugli azzurri che slittavano verso i violetti. All' inizio degli anni Sessanta finalmente si rivela: la policromia diviene livida, macerata nei grigi, e i bianchi sono ferite che non hanno sangue da versare. Nella pittura di Sughi inizia infatti l' epoca del «realismo esistenziale», ma in altre parole dipinge la solitudine di una media borghesia che spesso recita alla grande, in cerca di relazioni e connivenze. Ma a circondarla c' è solo la solitudine e la livida teoria dei bicchieri vuoti: come l' animo, quando i ricordi lo hanno abbandonato. Guarda a Bacon, a Giacometti e al suo segno che tortura la materia, mentre lo affascinano i realisti tedeschi tra le due guerre e i bianchi ambigui di Boldini. Apriti cielo! Lo attaccano da destra e da sinistra: da destra perché denigra la «sana» borghesia del boom; da sinistra perché il realismo è altra cosa, l' impegno sociale anche, e quei fantasmi borghesi non hanno nulla a che fare con la realtà della fabbrica. Insomma, l' ideologia basta e avanza. Quanto a lui, dovranno presto chiamarlo «maestro»; infatti il successo cresce e il mercato lo premia. Anche troppo, perché lo invitano spesso a una produzione affrettata. Ma il grande talento, la cultura profonda, il male antico della pittura lo sostengono e lo conducono fin qui. Oggi Palermo gli dedica un' ampia ed esauriente antologica (circa 90 opere), che è un omaggio all' ostinazione della sua arte. In mostra ci sono i suoi cicli pittorici di maggiore rilievo, le «coppie» e gli «amanti» del ' 60, le «stanze» del ' 68, le sue donne ammorbate di ogni stagione. Fino ai nostri giorni, addolciti dal tempo che suona per lui 80 splendide primavere: ma Sughi è lunare e il sole è un' interferenza fra le tende abbassate dei suoi bar.
ALBERTO SUGHI Palermo, Palazzo Sant' Elia, sino al 2 agosto, Tel. 091/6169799
Cortenova Giorgio
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