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Valeria Arnaldi: Alberto Sughi e Dante

Maestro del Realismo esistenziale italiano, Alberto Sughi in una mostra ospitata nella sede della Società Dante Alighieri a Roma, traduce in pittura la Vita Nuova di Dante. Un’impresa sicuramente non facile data la complessità dello stile dantesco, che però Sughi riesce ad affrontare con maestria, interiorizzando l’opera per poi renderne la propria personalissima visione. Quella in mostra quindi non è solo la Vita Nuova ma ciò che questo testo ha lasciato nell’artista, coinvolgendolo, emozionandolo, a volte chiamandolo a mettersi in discussione con se stesso.
Protagonista della sua opera è l’uomo inteso nella sua accezione universale che – paradosso – acquista maggiore forza nella piccolezza quotidiana. Così Sughi si sofferma a rubare emozioni, sguardi, lacrime, le tracce di dolori e sensazioni comunque forti, capaci di stravolgere e deformare visi e corpi, ora togliendo ora dando loro luce.
Nell’apparente solitudine dei soggetti c’è la disperazione di individui e microcosmi che si sfiorano senza penetrarsi. La fissità di sguardi e la rigidità di taluni movimenti è un modo per sottolineare la difficoltà delle persone non solo di relazionarsi tra di loro, ma perfino di ‘accorgersi’ dell’Altro. In tutto ciò Dante è l’osservatore esterno, l’occhio obiettivo dell’artista che di quelle persone fa oggetto d’ispirazione, poesia e pittura, più vere a volte di carne ed ossa. Ad alcune tavole più direttamente legate al testo della Vita Nuova, fanno seguito alcuni ritratti immaginari del Poeta. È prima un Dante giovane, dalla mascella volitiva che bagna il viso delle sue sensazioni e di quell’intima pulsione che solo gli artisti conoscono. Poi un Dante-indovino, un vate senza occhi, forse un Omero od un Tiresia, o solo il bozzetto di una scultura commemorativa. Infine l’uomo consumato dalla sua stessa Musa, che sulla strada dell’esilio ha il viso emaciato e la vecchiaia stanca incisa nella pelle. Il Dante tratto dalla storia è solo il primo passo verso il Dante libero frutto di una fantasia di tela e colore. L’universalità e la modernità del poeta arrivano ai nostri giorni, lasciandolo muoversi – attento osservatore – nei bar, nelle strade, tra la gente. Testimonianza a colori della prima riga dell’opera: Incipit Vita Nova.

tratto da Valeria Arnadli, Archivio, Leggi l'arte (ITALYMEDIA.com)

 


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