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Sulla Pittura, Intervista con Alberto Sughi (Parte VII)


 
Teatro d'Italia        
           
Parte I
         
Parte II
         
Parte III
         
         
         
         
Parte VII
         

Biagio Maraldi Mi sembra che,(riassumendo) si possa dire (e l'hai già fatto implicitamente ed esplicitamente), che la tua non è una pittura della realtà vista nella sua immediatezza, né, tantomeno, che tu possa essere detto "pittore del quotidiano", come qualcuno ha affermato.

 

Alberto Sughi Ho letto ormai tanti giudizi sui caratteri della mia pittura, giudizi che poi finiscono per rassomigliare l'uno all'altro... Accade, d'altronde, a più di un autore d'essere individuato per determinate caratteristiche anche quando si sono perse del tutto.

Nella vita avvengono mille aggiustamenti, tante variazioni. Anche la pittura, se non vorrà diventare mero esercizio di un talento, dovrà misurarsi con tutto ciò che è in movimento, nella mente e nel sentire del pittore.

Dipingendo ho cercato di capire qualcosa che appartiene alla mio tempo : l'inquietudine, l'amore, l'ansia di verità, la delusione, la solitudine. Forse attribuisco troppa importanza al mio lavoro, forse lo reputo più importante di quanto non sia. Parlo dal mio punto di vista, naturalmente, e non vorrei neppure apparire troppo sicuro.

Eppoi, quanto dico non può esprimere che la parte sempre un po' in pericolo dei ragionamenti e delle convinzioni, dei sentimenti e delle sicurezze; l'altra, più segreta, quella che magari contiene le ragioni profonde del mio essere pittore, forse rimane sconosciuta anche a me stesso. Ho cercato di rispondere con onestà alle tue domande, tenendomi stretto a ciò che credo di aver capito di un mestiere che ormai faccio da quarantanni. Siccome ho parlato della mia pittura, di ciò che pratico quotidianamente con amore e con durezza, non avrò mantenuto quel distacco che la circostanza avrebbe richiesto e me ne scuso.

BM È questa una dichiarazione di poetica, un lucidissimo giudizio sulla tua condizione di pittore e di uomo, del modo di vivere con intensità e dedizione la tua arte. È chiaro che si può affermare con convinzione che la pittura nella sua essenza fenomenologica è forma, cioè colore, segno, tonalità; ma non è questo soltanto, e tu lo affermi con forza e passione.

AS La più alta libertà possibile che l'artista può raggiungere dipende dalla coscienza e dal dominio dei problemi che l'arte stessa gli pone. La libertà dell'artista non è la libertà che egli si prende rispetto al mondo esterno. È semmai l'impegno a liberarsi dei propri pregiudizi, per seguire un libero cammino di conoscenza.

 

BM Quando dipingi la tua attenzione è rivolta al pubblico che vedrà il tuo quadro, un determinato pubblico, o dipingi senza pensare a desti-natari e solo per te stesso?

AS Mi sembra di non saper dipingere quadri educati, di gusto, da appendere alle pareti delle case che vediamo nelle riviste di arredamento, anche perché non so immaginare nessun destinatario. Un pittore, per i suoi quadri, pensa soltanto alle pareti di un museo che, in verità , non esiste.

BM Vorrei porti ancora una ultima domanda per una risposta riepilogativa: sono distinguibili, nella tua pittura, momenti, periodi diversi per stile e per esecuzione, differenziati nell'ormai lungo cammino della tua vita d'artista? La risposta si può ricavare da quanto hai affermato fin qui; ma la domanda viene fatta a beneficio del lettore, che ci ha eventualmente seguiti fino a questa fase terminale della nostra conversazione.

AS Sì, come succede a tutti, ho fatto diverse esperienze. Se è facile riconoscere nella condizione socio-culturale dell'uomo il carattere più costante del mio lavoro, a chi volesse sfogliare le pagine del mio percorso di pittore non sfuggirebbero gli aspetti di una ricerca che testimonia di una curiosità che si è spinta in direzioni differenti.

Ci sono, ad esempio, periodi che sembrano indicare un'attenzione verso un'area, se non proprio surreale, fantastica; mi riferisco al ciclo delle Isole, delle Ville sull'Adriatico, fino al ciclo degli Oggetti della casa, che nel loro apparente naturalismo hanno una presenza piuttosto metafisica. Altre volte ha preso consistenza uno sguardo più analitico: penso ad alcuni quadri del "periodo verde", ai cespugli dove le foglie esistono ciascuna di per sé, una ad una, come se si volesse risalire dal contorno delle cose al loro significato profondo.

Ultimamente, dopo il Teatro d'Italia, che in questa conversazione ha assunto il carattere di esperienza centrale, ho dipinto una serie di quadri in cui il tema della sera, della riflessione, il tema degli anni che passano e dei segni che lasciano, diventa una specie di diario.

Un diario singolare, in cui adopero tele di grande formato per prendere solo qualche appunto. Non si va da una parte, e poi dall'altra, con l'intenzione di allontanarsi dalle proprie scelte: ci sono sentieri che incrociano la nostra strada e non possiamo non metterci il piede.

Non ho mai creduto, del resto, che si possa trovare qualcosa da cui non ci si debba più discostare. Più i convincimenti sembrano assumere un carattere assoluto, più mi viene la tentazione di metterli in gioco.

Seguire qualche volta il vento della curiosità mi pare una cosa saggia, non foss'altro perché necessaria.

 

Alberto Sughi, 1994-2005, Rome

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