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Alcuni pensieri sull'illustrazione ,

Una conversazione tra Sergio Zavoli ad Alberto Sughi


Sergio Zavoli, nella mia pittura, e' di casa. D'altronde, lo e' anche in altri aspetti della mia vita. Cosi' io per la sua, e i suoi impegni di giornalista, scrittore e poeta. Ci uniscono vari interessi, anche politici, e abbiamo ancora molte curiosita' da coltivare. Sergio, ogni tanto, viene nel mio studio e si parla di cose non sempre d'impegno culturale o esistenziale; anzi, non di rado, leggere e divertenti. Ma quando siamo alle prese con qualcosa di particolare - per non dire difficile, come dovrei - ci si scambia una quantita' di idee, piantando qua e la' nostri paletti per fissare i pensieri con la liberta' di ripensare vicinanze e distanze, consensi e dissensi. Di recente, ci siamo occupati con qualche puntiglio di... illustrazioni. E si spiega: ero alle prese con un lavoro di nuovo impegno, se non anche di qualche rischio! E adesso che se ne presenta 1'occasione ci e' v nuto in mente di rifare il verso a noi stessi, ricostruendo, per quanto possono assisterci la memoria e qualche pagina di appunti, domande e risposte. [a.s.]



Alberto Sughi, Ritratto di Sergio Zavoli,
Olio su tela, 100x120cm, 2003

 

Sergio Zavoli Hai recentemente accettato che le tavole dedicate ai Promessi Sposi fossero chiamate, nel frontespizio, "Illustrazioni di Alberto Sughi'' Mi sono domandato come un nemico naturale dell'illustrazione si sia piegato - per la prima volta, ch'io sappia - a questa definizione. Perche'?
Alberto Sughi Rimango dell'opinione che lo specifico della pittura non sia quello di argomentare o di illustrare, ma piuttosto, o solamente, quello di mostrare. Non saprei, d'altra parte, quale parola suggerire per indicare in maniera piu' appropriata i lavori che accompagnano un'opera letteraria. Quando si adopera il termine tavole, si sottintende che siano tavole illustrative. La parola illustrazione forse ha un significato piu' ampio.

SZ L'illustrazione non e' sempre qualcosa di esonerativo, didattico, arbitrario, servile...
AS Assolutamente no, basti pensare ai disegni danteschi di Botticelli, di Luca Signorelli, fino a William Blake e ai memorabili acquarelli sulla cantica dell'Inferno di Heinrich Fuissli: capolavori che si possono ammirare indipendentemente dal rapporto che hanno con l'opera di Dante.

SZ L'avere accettato la lettura tradizionale del volto di Dante e' il modo, suppongo, di non sovrapporti a una convenuta obbligatorieta' del modello. Perche', poi, lo collochi nella modernita'? Lo lasci, e contemporaneamente lo sottrai, al suo tempo?
AS Credo che non ci fosse altra scelta, l'iconografia del volto di Dante e' cosi' calata nel nostro immaginario che nessuno ha mai osato discostarsene troppo. La sua raffigurazione, ostinatamente suggerita da un archetipo, finisce per diventare una specie di ritratto al di fuori del tempo.

SZ Come si racconta, per immagini, la grandezza di Dante? E' possibile darne una misura plausibile semplicemente illustrandolo? I dantisti gli dedicano opere ponderose di riflessione, di esegesi, di critica: dove trovi, tu, il compromesso, per dir cosi', che concilii la tua creativita' con l'essenza dantesca, quella convenuta?
AS Se avessi pensato che per fare una serie di quadri e disegni dedicati alla Vita nuova sarei dovuto salire fino all'altitudine accademica dove viene collocata l'opera di Dante, non avrei mai cominciato questo lavoro. No, il mio impegno e' stato piuttosto quello di non allontanarmi troppo dalla mia pittura cercando, all'interno della mia ricerca, gli strumenti per offrirne una possibile lettura visiva. E' Eliot a dirlo: leggere Dante ci pone spesso "il problema del divario tra gustare e capire. Cio' che sorprende nella poesia dantesca e', in un certo senso, la sua facilita' di lettura. Una prova (una prova positiva) che la poesia autentica puo' comunicare prima di farsi capire". Forse risiede proprio nell'essere cosi incrociato il rapporto tra forma e contenuto, uno degli aspetti della grandezza di Dante. Partito da queste premesse, mi sono tenuto alla magia, alla bellezza, alla forza allegorica dei sonetti della Vita nuova anche se, in qualche caso, sentivo di non penetrarne completamente il significato. Dall'altra parte non credo che si pretendesse da me - che non sono, certo, un dantista - l'obbligo di raccordare il mio lavoro di pittore all'enorme, e pur sempre incompiuta, esegesi critica sulle opere di Dante.

SZ Tu sei in qualche modo un Virgilio che lo porta a vedere ii nostro mondo d'oggi: l'unica possibilita' e' immaginare che lui ci guardi, non visto, e ovviamente silenzioso. Questa rappresentazione, cosi' discreta e laconica, e' scrupolo culturale, prudenza professionale, complicita' con ii progetto, o semplicemente il massimo di trasgressione che potevi concederti?

AS Ho solo pensato che una componente importante depositata al fondo della nostra coscienza, nel determinare La nostra identita' di italiani faccia riferimento a Dante. E' stata questa la ragione che mi ha suggerito un ciclo di sette opere, lo stesso numero di quelle direttamente ispirate alla Vita nuova, che ho voluto chiamare "Dante tra di noi".

SZ Ai tempi in cui si parlava di un film dedicato alla Divina Commedia - e Bergman, Kurosawa, Fellini venivano indicati come i registi ciascuno di una cantica - contro ogni aspettativa Fellini mostro' di volersi dedicare non al Purgatoric o all'Inferno, dove si poteva supporre che avrebbe meglio esercitato la sua visionarieta', ma al Paradiso, alla forma ormai decantata e pura della verita', dell'amore, dell'armonia. Ebbi modo di chiedergli perche'. Mi rispose dicendo che, di tutti gli estremi, e' quello che piu' si conforma alla nostra natura istintivamente la conciliazione degli opposti il Bene e il Male, l'Amore e l'Odio, l'Arte e il Caos, la Vita e la Morte e via cosi. "La grande epica di Dio", aggiunse. Tu, che non hai empiti escatologici - neppure della specie laica, quasi esoterica, di Federico - dopo questa prima prova sei pronto a cimentarti con la Commedia?

AS Se io fossi un pittore di qualche secolo addietro (oggi sono i registi a coprire il ruolo un tempo segnato ai pittori) forse risponderei come ha risposto Fellini, di cui condivido la sostanza del ragionamento. Ma queste problematiche oggi sono presenti in maniera molto schermata nella riflessione di un pittore moderno: in un certo senso tutta la pittura moderna anche quella figurativa, e' diventata "astratta" e il suo significato spesso appare ambiguo e arbitrario. Ma proprio attraverso l'ambiguita', e persino l'arbitrio, la pittura moderna e' pervenuta ai risultati piu' convicenti (e' morta la sua antica funzione, non la pittura) La Divina Commedia? Forse l'opera piu' enigmatica, piu' difficile da rappresentare e' proprio la Vita nuova,

SZ L'amore, in Dante, un archetipo, un assoluto, in qualunque direzione esso vada. Come differenziare l'illustrazione per dedicare al piu' alto dei temi una modalita' adeguata? A quale "artificio", insomma, sei ricorso?

AS Tanto gentile e tanto onesta pare: ho cominciato da questo sonetto. Puo' sembrare una scelta ovvia; ma l'amore per Beatrice e' il tema della Vita nuova. Un amore platonico, non corrisposto ma sublimato. Dato che la figura di Beatrice rimane abbastanza misteriosa mi sono preso la liberta' di pensare che Dante, attraverso ii racconto di questo amore travolgente e infelice, parlasse di qualcosa d'altro. Ho disegnato una giovane altera e leggera. Mi sono reso conto, mentre procedevo nel lavoro, che per dare forza espressiva all'immagine era necessario caricarla di un forte contenuto allegorico: la giovane che attraversa lo spazio del dipinto non puo' essere solo il ritratto di Beatrice, ma anche la metafora della filosofia, un percorso per arrivare alla verita'.

SZ Si attribuisce un certo "coraggio" agli artisti che si cimentano sui grandi modelli della creativita umana. Quale genere di coraggio s'intende? Lo chiameresti proprio cosi, coraggio? Come, altrimenti?

AS Forse sarebbe piu' difficile confrontarsi con quelle personalita' dell'arte e della cultura che occupano spazi piu' in ombra rispetto a quelli che noi riserviamo ai sommi. Questi grandi ci hanno lasciato una eredita' che, magari per strade diverse e anche attraverso interpretazioni non sempre concordanti, ha segnato la nostra formazione culturale. E' pur vero che misurarsi con i classici ci porta a riflettere su quanto ci siamo allontanati da un linguaggio e da un pensiero universali. Arrivare serenamente a questa considerazione, che sembra umiliare la nostra presunzione, puo' essere abbastanza arduo.

SZ Tu sei tra i pittori piu' reputati, e aggiungerei piu' "storici' di questa nostra erratica, contraddittoria, controversa contemporaneita' Sei, voglio dire, un artista anche del tuo tempo, che ha contribuito a storicizzarne qualche percorso.
Il tuo realismo esistenziale, in questo senso, ha fatto scuola. Sei, insomma, ii frutto del tuo essere testimone, oltre che protagonista. Come hai affrontato, senza lo specifico filologico, la tessitura dantesca? Come sei riuscito a rimanere un autore, per giunta della tua riconoscibilita', di fronte a una materia che richiedeva d'essere interpretata in tutta quella congerie di possibilita combinatorie: espressive e concettuali, esistenziali e storiche, morali e religiose?
AS Ce lo siamo, in parte, gia' detto: non sono un filologo e non mi sono avvicinato alla poesia dantesca attraverso una metodologia che mi rimane estranea. Sarei stato costretto a prendere per buone tutte le spiegazioni, spesso non concordanti, che ne hanno dato dantisti. lo mi sono limitato a fame una lettura figurativa secondo gli strumenti del mio lavoro, con impegno e passione. E anche, credo di poterlo dire, con una certa umilta'.

Alberto Sughi Sergio Zavoli

Roma, Maggio 2003



 

Alcuni pensieri sull'illustrazione. Conversazione tra Alberto Sughi e Sergio Zavoli e' pubblicata da Silvana Ed. Alberto in Sughi La Vita Nuova di Dante (2003)

 

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