Uomo che Dorme
Alberto Sughi, nella cui opera già da tempo predominava il tema dell'incomunicabilità, riduce le sue composizioni a un solo personaggio inserito in uno spazio estremamente ridotto e serrato, composizioni che attestano un chiaro rapporto con la pittura di Francis Bacon, al tempo ancora poco nota in Italia. L'incontro è fondamentale per l'artista che dichiarerà in seguito: "Bacon è stato per me un riferimento nel momento in cui la nostra generazione cercava di misurare il peso dell'uomo nella società attuale attraverso il suo urlo di isolamento e dolore" (Alberto Sughi 1987, p. 128). Un uomo addormentato su una poltrona, con la testa riversa all'indietro, occupa un ambiente vuoto, strutturato con pochi segni. Una linea verticale indica la volumetria della parete e il colore azzurro segna il piano del pavimento. Lo spazio racchiude la figura con le braccia strette intorno al corpo, chiusa, solitaria e fragile nell'abbandono del sonno. La si può spiare e scrutare, indagandone impietosamente i lineamenti del volto, le guance leggermente scavate, la bocca socchiusa e, più in basso, il collo allungato. La massa bianca che ne avvolge il busto sembra quasi seguire il ritmo silenzioso e involontario del respiro e allargarlo fino a riempire e saturare la stanza vuota e asfittica. Non si tratta di un sonno notturno ristoratore, ma di un abbandono, una repentina partenza dal mondo. Come spesso nella produzione dell'artista il personaggio, senza storia e tempo, si offre indifeso nella sua umana fragilità allo sguardo dello spettatore. Se Bacon è per Sughi, a questa data, un indubbio punto di riferimento, la pennellata ricca e il segno raffinato rivelano una chiara memoria della grande tradizione del realismo ottocentesco, padre dell'espressionismo, da Honoré Daumier a Henri de Tbulouse-Lautrec. (T.S.L.) Bibliografia Alberto Sughi 1987. © 1997-2006 questa pagina e' esclusiva proprieta' di albertosughi.com
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