Alberto Sughi: Percorsi

Viaggio di Notte


Alberto Sughi, Viaggio di Notte, 1955

Esposta in occasione della prima personale di Sughi, tenutasi nel 1956 alla Galleria Il Pincio di Roma, la tela ben rappresenta per ragioni tematiche e stilistiche la produzione dell’artista nella seconda metà degli anni Cinquanta, quando cominciava a costruire quella che Mario De Micheli, critico a lui molto vicino, avrebbe avuto modo di definire “iconografia dell’inquietudine” sottolineando l’inclinazione dell’artista per un racconto antieroico: interni di cinema, bar, sale d’attesa, ambulatori, uffici, tavole calde, sottopassaggi ferroviari, disoccupati, emigranti, prostitute o individui soli che camminano per strada. Proprio dal 1956 la cronaca pittorica realista di Sughi si fa più intimista, dando corpo a uno sguardo cupo e soggettivo, talvolta aspro – vicino alle poetiche del realismo esistenziale – che nei primi anni Sessanta lo avrebbe avvicinato all’espressionismo di Bacon.

Recuperando, qui, il modello iconografico del Vagone di terza classe di Daumier – solo una delle tante riprese di modi ottocenteschi, da Degas a Fattori e a Toma, evidenziate da De Micheli in molti lavori dell’artista emiliano –, Sughi ritrae un gruppo di emigranti durante un viaggio notturno in treno: cinque figure bloccate dal sonno in pose che sottolineano, insieme all’intensa carica espressiva delle mani, la stanchezza, l’abbandono, l’isolamento. La scelta di una gamma cromatica terrosa, impostata prevalentemente sui toni del grigio, del blu e del marrone, accentua l’idea di povertà espressa dalla stessa “magrezza” della pennellata, che stende sottili velature di colore sulla tela facendole raggrumare in pochi punti (come in corrispondenza della camicia bianca di uno dei passeggeri e delle fredde luminescenze bluastre sul finestrino). Le figure emergono a tratti dal buio dello scompartimento, illuminate da improvvisi fasci di luce livida, secondo una concezione luministica che deve molto all’interesse di Sughi per Caravaggio e diventerà una caratteristica fondamentale del suo modo di dipingere.

 

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