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ALBERTO SUGHI

PITTURA & CINEMA

  ................................................ ...Alberto Sughi nello studio, sullo sfondo il manifesto del film la Terrazza

Sin dagli anni Cinquanta la critica ha visto nel lavoro di Alberto Sughi una forte vicinanza al cinema.
Di per se’ emblematico e’  il titolo del saggio di Marco Valsecchi su Alberto Sughi uscito su il quotidiano Il Giorno del 14 Febbraio 1958 , Il cinema gli ha insegnato a dipingere.


Alla fine degli anni Settanta Ettore Scola sceglie come manifesto del suo film "La terrazza" uno dei dipinti della Cena di Alberto Sughi,  e Mario Monicelli si ispira alle atmosfere ed ai colori di Sughi per "Un borghese piccolo piccolo", come egli stesso rivela in una intervista a Gian Luigi Rondi su "Il Tempo" (dicembre 1976): ‘Con Vulpiani, il direttore della fotografia, ci siamo orientati su Alberto Sughi. E su Edward Munch. Una Roma molto grigia che si perde, con delle luci che via via vanno smorzandosi, con dei contorni sempre meno visibili.’

In un articolo di Giorgio Soavi uscito sulla rivista AD del marzo del 2000 si legge, ‘Grazie alla sua bravura nel ritrarre quella che io mi ostino a chiamare “solitudine pubblica “, l’artista di Cesena mi fa ricordare l’America dei miei tempi , quando tutto quello che avevo fotografato, nei film come nei romanzi , corrispondeva all’America nella quale stavo sprofondando, e dove era tutto vero da toccare con mano . La stessa sensazione fisica che emana da questi dipinti che pare di poter toccare con lo sguardo.’


Alberto Sughi con Pietro Germi

Su Panorama del 13 aprile 2000 Arturo Quintavalle scrive :’Sughi propone la solitudine, l’isolamento , la incomunicabilità dei personaggi, inventa un non colore che è quello del racconto cinematografico in bianco e nero, e dipinge le sue sequenze, gli spazi della Roma di oggi, i vuoti dei bar e degli incontri della sera , il non – senso degli oggetti.
E ancora Costanzo Costantini in un articolo sul Messaggero del 21 aprile 2000: ‘Sono ventuno le tele di Notturno : qualche veduta della campagna romana ma soprattutto bar , uomini e donne soli o in compagnia , come colpiti da “paralisi del contatto” , dalle orbite cieche come maschere teatrali , in preda a smarrimento , angoscia , allarme .E’ stato detto che Alberto Sughi , approdato dalla nativa Cesena a Roma negli anni del neorealismo, amico di Germi , Fellini , Scola , Monicelli, avrebbe qualcosa del regista di cinema o di teatro. Fellini diceva che il cinema si apparentava strettamente alla pittura, in quanto l’una e l’altra non vivono che di luce; il pittore romagnolo sarebbe un regista “totale”, è lui che disegna e costruisce le scene o le inquadrature , sceglie e colloca i personaggi negli interni, decide i primi piani e gli sfondi, coordina il contesto, distribuisce le luci quelle luci fredde, plumbee, violacee che piombano sinistramente su paesaggi, cose e oggetti in atmosfere sublunari che costituiscono uno degli elementi più singolari della sua pittura cinema’.


Alberto Sughi, Intervallo al cinema (1959)

Paradossalmente di fronte alle sue tele ciò che muove l’immaginazione dello spettatore è la fissità , la paralisi , il non gesto .
In un intervento di Alberto Sughi in “Come nasce l’opera d’arte “ ed. Eldec 1999 si legge: ‘Giusto ieri parecchi miei lavori sono partiti per una mostra . Il quadro che ho sul cavalletto sembra di grande realismo . Poi se lo si guarda bene, ci si può accorgere che le figure sono isolate l’una dall’altra l’immagine non rappresenta una scena, piuttosto immagina delle situazioni . E’ tutto vero e tutto falso . Io non posso illustrare niente: io fingo di raccontare, e in questa finzione ho la mia idea del mondo, la mia idea di sistemare le cose, non dipingo di qualcosa che avviene ma penso sempre a qualcosa d’altro rispetto a quello che sembra rappresentare il soggetto dell’opera.
La pittura è il viaggio del pittore fino a che è nel suo studio sul suo cavalletto. Poi se avrà energia , viaggerà con gli occhi di chi la sa guardare e riconoscere, di chi aggiunge e di chi toglie di chi vede dei riferimenti a cui l’autore non aveva nemmeno pensato . In quel momento il “ viaggio “ non è più quello del pittore ma quello di chi guarda’.

Alberto Sughi, Notturno (1999)

 

Il 28 Novembre 2005 Alberto Sughi riceve il Premio Vittorio De Sica. Il prestigioso riconoscimento che è stato istituito trent'anni fa da Gian Luigi Rondi, per commemorare il grande regista è attribuito a personalità di rilievo nel campo delle arti, della cultura e delle scienze, per il complesso della loro carriera o per meriti rilevati nel corso dell'anno preso in esame.

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